Notizie Radicali
  il giornale telematico di Radicali Italiani
  mercoledì 07 giugno 2006
 Direttore: Gualtiero Vecellio
Visto dall’America (in pillole)

di Matteo Mecacci

Nella giornata di ieri il Senato degli Stati Uniti ha respinto la richiesta del Partito Repubblicano di mettere al voto un emendamento costituzionale che vieta il riconoscimento del matrimonio gay.

 

Il Presidente Bush, lunedi’ scorso, ha espresso il proprio sostegno a questa iniziativa di riforma costituzionale, e ne ha invocata la necessita’ per evitare che le leggi contrarie al riconoscimento del matrimonio gay che sono state introdotte in molti Stati negli ultimi anni, possano essere dichiarate incostituzionali. L’obiettivo che si pone Bush e’, chiaramente, quello di evitare che si ripeta altrove, quanto e’ avvenuto nel 2004 in Massachussets dove, la corte suprema ha riconosciuto la legittimita’ dei matrimoni gay ed ha cosi’ aperto la strada alla presentazione di ricorsi giurisdizionali in molti altri Stati.

 

La richiesta di voto sull’emendamento e’ giunta in un momento in cui il gradimento popolare per il Presidente Bush e’ ai livelli piu’ bassi dall’inizio della sua presidenza, con solo il 33% degli americani che si dichiara soddisfatto del suo lavoro. La posizione contraria al matrimonio gay e’, secondo molti sondaggi di opinione, una posizione popolare negli Stati Uniti, sostenuta da circa il 60% dei cittadini. Va pero’ anche detto che, in base a quella che puo’ sembrare una contraddizione, ma che in realta’ non lo e’, la maggioranza degli americani e’ anche favorevole alla legalizzazione delle unioni civili per le coppie dello stesso sesso.

 

La presentazione dell’emendamento costituzionale in questa fase politica, rappresenta un tentativo evidente da parte della leadership repubblicana di recuperare il sostegno della parte piu’ conservatrice e illiberale del Partito, in vista delle elezioni del prossimo novembre, quando sara’ in gioco il rinnovo di una parte del Congresso, e dunque il controllo di Camera e Senato.

 

Infatti, la prospettiva dell’effettiva approvazione dell’emendamento proposto e’ al momento pressoche’ nulle, dato che la procedura di modifica costituzionale negli Stati Uniti richiede che un emendamento, oltre che essere approvato dai due terzi del Congresso, sia anche ratificato dai 4/5 degli Stati americani.

 

Dall’altra parte dello spettro politico, il Partito Democratico ha confermato in questa occasione la propria compatta opposizione; tuttavia, a questa compattezza, non ha finora corrisposto lo sviluppo di una strategia, che vada al di la’ della presentazione di ricorsi giurisdizionali, e che sia capace di promuovere in modo sistematico delle campagne a favore del riconoscimento dei diritti civili per i gay, ad esempio anche attraverso l’introduzione delle unioni civili.

 

Infatti, fino ad oggi, sono solo 6 le amministrazioni statali controllate dai democratici che hanno legalizzato le unioni civili per le coppie dello stesso sesso.

 

In vista del prossimo appuntamento elettorale di novembre, sarebbe auspicabile che a fianco dei referendum statali contro il matrimonio gay gia’ promossi in 9 Stati dai Repubblicani, vi fossero anche dei referendum per il riconoscimento delle unioni civili per le coppie dello stesso sesso; il confronto sociale e democratico ne risulterebbe sicuramente molto arricchito, e si darebbe finalmente l’opportunita’ di esprimersi anche a quella maggioranza di americani che sono favorevoli al riconoscimento delle unioni civili anche per i gay.

 


NOTE


da New York